Portico Polatta

Piazza Giuseppe Motta

Melano

Il portico Polatta (ora Canavesi), un segno dell’emigrazione


Il portico che introduce alla corte, su cui prospettano le case un tempo appartenute alla famiglia Polatta, è una mole cubica di notevole effetto scenografico con un arco tagliato di sbieco, bugne nelle zone angolari e un ampio fregio di putti, scudi araldici e targhe con iscrizioni che corrono sotto la grondaia.

 

L’elegante e imponente costruzione ricorda nella sua costruzione massiccia e nel suo apparato decorativo le porte cittadine e la loro valenza reale e ideale di difesa, separazione e nel contempo di comunicazione.

 

La raffinata ricerca estetica dell’ingresso riflette una chiara esperienza urbana e un evidente intento di autorappresentazione del committente: Francesco Polatta, architetto e ingegnere militare, che eresse questo portale lasciando lo stemma del proprio casato sopra l’arco del portale.

 

Accanto all’emblema araldico è posto un cartiglio con la data 1668 e l’epigramma: «Il passato mi castiga / Il presente non mi piace / l’avvenire mi spaventa». Sul lato settentrionale si legge invece: «Con verità lingua che benedice / con menzogna lingua che maledice».

Nel loro messaggio sconsolato queste iscrizioni traducono l’orrore e lo smarrimento di un uomo d’arme vissuto in un mondo insidioso, al centro di conflitti politici e religiosi, nonché di epidemie di peste e carestie che scossero l’Europa del Seicento.

Portico Polatta

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