Il portico Polatta, un segno dell’emigrazione
Il portico che introduce alla corte, su cui prospettano le case un tempo appartenute alla famiglia Polatta, è una mole cubica di notevole effetto scenografico con un arco tagliato di sbieco, bugne nelle zone angolari e un ampio fregio di putti, scudi araldici e targhe con iscrizioni che corrono sotto la grondaia.
L’elegante e imponente costruzione ricorda nella sua costruzione massiccia e nel suo apparato decorativo le porte cittadine e la loro valenza reale e ideale di difesa, separazione e nel contempo di comunicazione.
La raffinata ricerca estetica dell’ingresso riflette una chiara esperienza urbana e un evidente intento di autorappresentazione del committente: Francesco Polatta, architetto e ingegnere militare, che eresse questo portale lasciando lo stemma del proprio casato sopra l’arco del portale.
Accanto all’emblema araldico è posto un cartiglio con la data 1668 e l’epigramma: «Il passato mi castiga / Il presente non mi piace / l’avvenire mi spaventa». Sul lato settentrionale si legge invece: «Con verità lingua che benedice / con menzogna lingua che maledice».
Nel loro messaggio sconsolato queste iscrizioni traducono l’orrore e lo smarrimento di un uomo d’arme vissuto in un mondo insidioso, al centro di conflitti politici e religiosi, nonché di epidemie di peste e carestie che scossero l’Europa del Seicento.
Le case Polatta
Su una corte pavimentata con piccoli ciottoli si affacciano edifici diversi, frutto di successive aggregazioni e completamenti.
Sul lato nord-est attraverso una scala pure acciottolata si accede al corpo primitivo seicentesco della casa Polatta, che conserva ancora una sala ornata da raffinatissimi stucchi ascrivibili alla stessa bottega che decorò il portico nel 1668, parte del Santuario della Madonna del Castelletto tra il 1644 e il 1654, nonché una ricca caminiera recante lo stemma Polatta-Cattaneo un tempo presente nell’ala meridionale del complesso in un salone andato in rovina. La caminiera fu venduta negli anni Trenta del Novecento all’albergo Villa Castagnola dove è tuttora custodita.
Di epoca settecentesca sono invece le facciate che prospettano sulla corte principale.
Di particolare pregio la decorazione del corpo a nord-est con balconcini in ferro battuto al piano nobile, decorazioni vegetali e busti in stucco che incorniciano le finestre, di cui quattro nell’angolo orientale dipinte a trompe-l’oeil.
Lo stesso motivo con dame affacciate a finte finestre, ora quasi illeggibile, era ripreso con chiara valenza scenografica anche verso sud sulla facciata prospiciente. Questa fronte ha perso l’originaria decorazione pittorica, come pure la loggia aperta al primo piano con archi su pilastri e un parapetto dipinto a colonnette che fingevano una balaustra.
Trova su Google Maps